domenica, dicembre 11, 2011

Noi uomini e il nostro mondo

Saro' breve, ma non perche' ho poco da dire.
Dall'ultima volta che ho scritto mi sono imbarcata in una nuova esperienza che e' stata illuminante. Io non sono mai stata capace di trovare parole che mi definiscano e mi sono sempre stupita di come le persone siano brave a trovare aggettivi per definire se stessi, ma una cosa di me ad oggi la so e posso essere sicura nel dirlo: ci sono momenti della vita in cui mi ritrovo fortunatamente brava a reagire e a superare i momenti di crisi. Niente psicoanalisi o esercizi spirituali, no, niente del genere, solo quello che gli inglesi chiamerebbero experiencing life, imparare, cioè, ad aprire gli occhi semplicemente affrontando la vita, le proprie paure e i propri limiti. Questo mi aiuta a dare il giusto peso a ciò' che mi succede e a quello che provo.
Solo pochi giorni fa, lo stage, il fatto di aver lasciato Londra, di essere sola contro tutti e sopratutto contro me stessa in questa scelta, mi sembrava un problema difficile da superare, concentravo i miei umori e le mie energie a definire e connotare questa situazione di crisi. 
Ad oggi posso dire di essere cresciuta, di essere diventata più' forte e saggia. Anche prima ero consapevole che ci sono cose molto più' gravi e certo che il mondo era ben saldo sulla sua asse e la gravita' continuava a spingere verso il centro della terra e non sulle mie spalle, ma io mi sentivo come se mi stesse crollando addosso. Ora no, ora credo che esso gravi sulle spalle di tutti i suoi abitanti, piante, animali ed esseri umani, chi più' chi meno compie lo sforzo quotidiano affinché esso non crolli. E non c'entra la grottesca politica a cui stiamo assistendo o gli sforzi delle associazioni ambientali, animaliste, solidali etc.. no, parlo della capacita' umana (e per umana intendo di tutti gli esseri viventi) di sopravvivere a e con il mondo. 
La vita e' temporanea, così come il dolore e la felicita',come decidiamo di viverla, chi vogliamo essere, e' tutto nelle nostre mani, nella nostra capacita' di vedere il quadro generale e di non farci sopraffare dal peso e dall'incertezza di farcela. Se siamo qui a reggere il mondo, a vivere la nostra vita, e' perché' ne siamo capaci, e' perché fino a quando non moriremo il nostro mondo e tutti gli esseri umani che lo abitano hanno bisogno anche delle nostre spalle su cui gravare per stare tutti in piedi. 


Paradossalmente pero', accade che più ci si prende il peso sulle proprie spalle di coloro i quali, per natura o per altre cause, non riescono a reggere la loro parte di mondo, più questo risulta leggero.


Questo e' quello che ho capito.


love, Valentina.





















martedì, novembre 29, 2011

Luck is an attitude

La fortuna e' un atteggiamento. Bravi ai comunicatori di Martini che oltre a proporre in tv un'advertising non convenzionale, mi hanno fatto ricordare questo statement che tanto mi piace.
In ogni caso, in qualunque situazione, qualsiasi sia il tuo referente, in qualsiasi circostanza, io credo che la buona sorte, la fortuna, l' avere il fato a proprio vantaggio, sia sempre dovuto ad una questione di atteggiamento.
Seppure si abbiano le carte giuste, nonostante ci si impegni ogni giorno a fare del proprio meglio, anche quando si e' una persona integra ed onesta, non basta per essere vincenti, il segreto sta nel crederlo, nel sentirsi sangue vincente scorrere nelle vene, respirare soddisfazione ad ogni pensiero, nel perseguire come obiettivo quello di voler diventare se stessi perché' non c'e' nessun'altra persona a cui dover aspirare. Ci pensa la vita a buttarci giù. La verità' non e' assoluta: ognuno di noi ha opinioni relative alla propria esperienza, al proprio giudizio; quindi faccio in modo di agire su quanto e' in mio controllo: la convinzione che io ho di me, che si proietta poi sul mio atteggiamento, il quale arriva agli altri in maniera diretta quanto più forte e' la mia convinzione. Io credo di fare il mio meglio, vado a dormire la sera ripercorrendo gli eventi della giornata e, si, sono stata "brava", credo di essere onesta e integra, sono convinta di avere le carte per essere vincente nella vita, negli affetti e nel lavoro, e lo dimostro, con umiltà' cerco di dimostrare quanto forti siano le mie convinzioni supportandole con i fatti e la passione, traspirando vittoria da ogni poro. Gli altri, le persone intorno, lo percepiscono tutti allo stesso modo, si, in maniera assolutistica, perché' la mia non e' un'opinione, e' un'atteggiamento. Come loro reagiscono ad esso pero' e' un'altra storia... ma questo e' secondario, non conta.



non mi piace David Gandy, ma mi ha convinto.

love, Valentina.

martedì, novembre 22, 2011

Cronaca di vita di una stagista

Io nella vita voglio scrivere. Dopo un mese di assenza dal mio blog, durante il quale ho, nell'ordine, lasciato l'Inghilterra dove vivevo, trovato il mio primo vero lavoro (che oggi si chiama internship o stage), e una casa nuova che ho ristrutturato, sono giunta ad una conclusione: io voglio scrivere. E' un bisogno, un'urgenza, nonostante i seri e importanti cambiamenti che mi stanno stravolgendo la vita, l'unica vera costante, l'unico vero atto che sento dare senso alla mia vita e'quello della scrittura. Questo non cambierà' mai, non importa in quale continente io viva, quanto bella o grande sia la casa che abito, non importa quanto stimolante e ambizioso sia il mio stage, io ogni giorno penso a cosa sarebbe un buon argomento su cui scrivere, quale riflessione mettere sul mio blog. Ce ne sarebbero decine dopo questo mese incredibile che ho vissuto, il mio epico colloquio, il mio boss straordinario, il mio rientro in Italia, la mia splendida nuova e prima vera casa, la paura di aver smesso di studiare e di aver lasciato la città' per la provincia, la soddisfazione di essere stata scelta e molti altri ancora. Eppure.. io l'unica cosa che sento di dover raccontare e' l'ansia di non avere tempo per scrivere.
Quindi eccomi qui a narrare tutto quanto mi e' accaduto da quando ho lasciato questa interfaccia grafica e quello che sto sto provando in questo inizio sera di fine Novembre dei miei ventisette anni. 
Voglio iniziare come nelle favole: Tutto ebbe inizio... quando la sera del 20 Ottobre dopo un colloquio di 3 ore e mezza quello che sarà' poi diventato il mio boss mi dice, _bene Valentina, ci vediamo domani mattina alle 9, io durante questi sei mesi cercherò' di insegnarti tutto quello che posso_ 
Io incredula e incosciente nel mio tailleur verde bosco di zara, col mio toupe' rame dorato nuovo di tinta dal parrucchiere, ero stata presa in direttissima per ricoprire un ruolo che non era quello per cui ero stata chiamata e intervistata, ma che sembrava essere stato plasmato su misura per me per la mia indole, non sui miei studi o il mio c.v.
Ero tornata da Londra con una valigia 48 ore perché' mai avrei pensato di ottenere il lavoro cominciando dalla mattina seguente, e non avevo pianificato niente, dove avrei dormito nei mesi a seguire, come avrei fatto a vedere la mia famiglia che vive a Londra(il mio ragazzo e i miei cani), per non parlare poi di come avrei fatto senza i miei vestiti e sopratutto le mie scarpe!
Così ho iniziato a prendere la macchina (prestata perché' io non l'ho mai avuta)e guidare 100 km ogni giorno per raggiungere il mio "posto di lavoro". Dopo la prima settimana in cui mi sembrava di vivere nei panni Anne Hataway in nel "il diavolo veste Prada" (solo che io indossavo quelli di mia madre perché' i miei erano a Londra), il mio capo mi ha assegnato un progetto in cui ho messo anima e cuore letteralmente, consisteva nello scrivere i profili caratteriali di 6 personaggi ideati da me. Avete presente quando a Jim Carrey in "una settimana da dio" attraversando l'oceano si aprono le acque sulle note di "I've got the power" ecco io mi sentivo così, niente poteva togliermi la gioia di quel momento, essere stata scelta come scrittrice creativa! Poi pero' la realtà' degli adulti ha fatto capolino sulla nuvoletta vicina al paradiso dove ho vissuto per qualche giorno e mi sono ritrovata seduta dalle 9 alle 6:30 dietro una scrivania che raggiungo solo dopo 40 min. di autostrada all'alba di ogni mia mattina; la paura di avere sbagliato, di star perdendo tempo allontanandomi da tutto quello per cui avevo studiato, viaggiato e fatto sacrifici mi ha fatto vivere momenti di panico. Mi sono vista seduta li fra le tante scrivanie, in una strada con decine di altre aziende con altrettante scrivanie, senza niente da fare (il progetto era stato consegnato) fino al prossimo ordine,io dovevo semplicemente andare a lavoro, che durante quei giorni consisteva nel guardare l'orologio ad ogni cambio di minuto. Intanto a Londra le mostre che avevo pianificato di andare a vedere finivano, le mode iniziate quando ho preso l'aereo erano già' passate, e i ristoranti del momento avevano già' chiuso, i blogger che seguivo avevano postato centinaia di articoli che non avevo fatto in tempo a leggere, e io sognando la cucina thai ogni notte mi barcamenavo fra un'occhiata ai minuti che passavano, l'odore del pranzo cucinato alla svelta la mattina presto (altro che le mie gustosissime ed elaboratissime ricette),il senso di colpa nei confronti dei miei cani (nel frattempo scarrozzati in Italia chiusi da soli in 50 mq dalle 8 alle 20, le merendine del distributore automatico aziendale, l'accento marchigiano, la mia vicina di scrivania appena tornata dal Messico,la spia della macchina che segna sempre riserva carburante, i giramenti di testa e il tremore alle gambe per la stanchezza, e il mio maledettissimo atteggiamento remissivo che non riesco a togliermi perché' penso _sono appena uscita dall'università', ho conseguito una laurea all'estero, non aspetteranno altro che un passo falso per dire "chi si crede di essere quella li"_ sentirsi in colpa per essere quello per cui ho fortunatamente avuto la possibilità' di lottare, no, _ma chi me lo ha fatto fare_  questa non e' la mia vita, proprio no. Per di più' non scrivevo nel mio blog da 2 settimane.Mi e' preso il panico! Poi invece e' arrivato tempestivo il motivo per cui ho accettato tutto questo, il mio boss, il quale malgrado la situazione di reticenza generale nei miei confronti, mi ha assegnato un' altro ambiziosissimo progetto tutto per me in cui mi sono tuffata giorno e notte con tutte le scarpe (mie, perché' nel frattempo il mio angelo aveva fatto in modo di farmi riavere tutto il mio guardaroba) e siamo arrivati a stasera. Ho avuto modo di esternare le mie paure e insofferenze e ho avuto la possibilità' di essere libera da orari fissi e ostacolanti scrivanie che uccidono la mia creatività' e il mio naturale ottimismo e, nonostante lavori al progetto dalla mattina fino a notte fonda, riesco a sentirmi più' vicina a me stessa e sono, adesso, anche riuscita a riappropriarmi di questa abitudine di scrivere nel blog che placa le mie ansie e nutre il mio umore. Vivo alla giornata pero', perché' finita questa parentesi del novo "progettino" come lo chiama lui, il mio posto e' dietro la scrivania, nell'azienda a 50 km da casa, nella via delle decine di aziende con dentro tante scrivanie, nell'entroterra marchigiano, dove centinaia di persone passano la maggior parte delle ore della loro vita talvolta guardando l'orologio, contribuendo ad un progetto più' grande, quello di provvedere alle proprie famiglie o quello di inseguire un'ambizione, un sogno che nel mio caso pero' si ferma dietro quella scrivania e ricomincia di fronte a questa interfaccia grafica.


love, Valentina.



























mercoledì, novembre 02, 2011

L'Ironia

"Alzarsi presto ed andare a dormire presto ti fa crescere sano, forte e..morto!"  cit. Santo James
L'Ironia è uno dei segreti della vita, c'è chi come Santo James ne è provvisto naturalmente, c'è chi invece no, e vive male. Oggi voglio ricordarmi di sorridere, di prendere la vita più semplicemente e di scherzarci su. Secondo l'insegnamento del fumettista sopra citato, voglio avere ben presente che le disgrazie possono, con l'ironia, trasformarsi in punti di forza perchè lui, che era cieco da un occhio, è diventato uno degli illustratori più famosi al mondo. Illustra lui che non vede.. Come cantava A.M. isn't it ironic? Attingendo sempre alla mia filosofia attista: e se fossimo noi a prenderci gioco della vita? e se invece di essere vittime del fato lo aggirassimo come cavolo ci pare? il segreto è nel vivere con ironia, è la nostra salvezza, un'arma propria di chi aguzza l'ingegno invece di lasciarsi andare alle lacrime. Imparare dalla vita che è proprio quando fa male che dobbiamo ridere.

Stasera andrò a letto tardi!



love, Valentina.

lunedì, ottobre 17, 2011

An ordinary Blondie's Mind

Che noia l'Italia. La rivoluzione violenta: che palle. Allora, vediamo se ho capito, c'e' la destra che non vedeva l'ora di poter tenere il coltello dalla parte del manico ed essere quella che punta il dito, e ora con le sopracciglia aggrottate, si dichiara scioccata dagli atti di violenza gratuita e dall'immagine della madonnina a pezzi per terra (madonnina dovrei scriverlo con la M??), e che prova profonda compassione per i danni subiti dai romani, si, certo, e' "storica" l' empatia della destra per i più deboli; poi c'e' la sinistra che minimizza, dicendo che e' un peccato, per 4 persone violente, l'intento delle migliaia pacifiche e' andato a farsi fottere, come se avessimo visto solo quattro super cattivi mettere a ferro e fuoco le strade di Roma, poi dicono no, erano stuntmen pagati da Berlusconi per creare casini, perché', guardateli quei 4 in prima fila, sono panciuti! Come a dire che se hai la pancia sicuramente non fai parte di loro, non puoi essere sincero nella lotta per il tuo futuro. Che noiosi che sono. 


Tutti quindi, cercano grottescamente di conquistarsi il merito di Indignati, la sinistra dice siamo indignati, facciamo casino; la destra dice, che casino, siamo indignati! e che palle, noiosi! 


Anche io ho fatto una rivoluzione questa settimana, mi sono fatta bionda, e il mio pensiero ne risente. Qui in Inghilterra bionda si dice Blondie ed oltre che indicare il colore di capelli si usa anche come aggettivo ad indicare stupida, superficiale. Non e' bellissimo? Pensateci un attimo, che ad un colore corrisponda un modo di essere. Semplice ed onesto senso di appartenenza ad un colore che coesiste e collabora con gli altri colori diversi(more, castane, rosse)e proprio la diversità fortifica ognuno nelle proprie caratteristiche. Se la politica fosse così forse avremmo tutti le idee un po' più chiare.


Potrei stare qui a dirvi che io sono per la libertà di pensiero e per la lotta dei propri diritti, che preferirei che rinascita fosse la parola della settimana invece che indignazione, che se ci fosse più cultura e meno gossip dalle parti del governo forse l'Italia potrebbe tornare ad essere quella di Giotto, ma sono bionda adesso e appartenenza e' la mia parola della settimana, quindi non dico nulla e vado a mettermi lo smalto!




love, Valentina.



mercoledì, ottobre 12, 2011

Londra Babilonia

Oggi voglio consigliarvi un libro, che ho letto recentemente e che credo possa essere interessante da conoscere..
Si chiama _ Londra Babilonia_ ed e' scritto da Enrico Franceschini, corrispondente della Repubblica da Londra. Lascio parlare il navigato giornalista, che ha messo per iscritto in una concisa e molto piacevole analisi del quotidiano vissuto da tutti quelli che abitano la capitale inglese.


Franceschini inizia il suo libro confessando che, Londra non l'ha conquistato da subito, la sua bellezza, dice, non ti prende alla gola come Roma, Parigi, New York o la Piazza Rossa di Mosca o Gerusalemme, Londra e' come una cara vecchia amica che e' sempre stata li, che ti fa stare bene, poi un giorno guardandola ti accorgi: ma questa, e' la donna della mia vita, e' lei quella che ho sempre cercato e sempre amato, il grande amore della mia vita. Da lei ti sei allontanato, poi riavvicinato, poi ci hai ripensato e sei andato via di nuovo, ma lei piano ti e' entrata nella pelle per non uscirne più.


questo e' cosa ha deciso lo scrittore di riportare dietro la copertina.


C'è tutto quello che vuoi, a Londra, eppure non sembra mai troppo.
Il mio giornalaio è pakistano, il mio lavasecco è persiano, il mio medico di famiglia è italiano, il dentista è brasiliano, il veterinario è spagnolo, l'imbianchino è polacco, l'elettricista serbo, il fruttivendolo indiano, il meccanico dell'auto è bulgaro, la domestica lettone, il portinaio sudafricano, il parcheggiatore libanese, il custode della scuola di mio figlio è israeliano, l'impiegata della banca che mi sorride sempre è del Bangladesh, il barista che mi fa il cappuccino è ungherese, il mio barbiere è una francese, il commesso del noleggio di dvd è turco, il tecnico del computer è russo e il mio tassista di fiducia è dello Sri Lanka. Mi fermo, ma potrei continuare per un pezzo: vivo a Londra da oltre sette anni e a volte mi domando dove sono gli inglesi. 8 milioni di abitanti, 3 milioni di stranieri, 130 mila italiani, 300 lingue, 183 sinagoghe, 130 moschee, 13.000 ristoranti, 6.000 pub, 600 cinema, 400 teatri, 300 nightclub, 150 casinò, 18.000 taxi, 275 stazioni del metrò, 649 linee di autobus, 8 stazioni ferroviarie, 5 aeroporti, 5 squadre di calcio della Premier League, tutte le religioni della terra, 1 regina, 2 eredi al trono, una nuova principessa, Londra Babilonia...

Io personalmente l'ho trovato divertente e molto istruttivo. A volte noi "immigranti" sopratutto se italiani, diventiamo nostalgici e perdiamo di vista il motivo per cui siamo partiti, ed e' bello che qualcuno immigrante ed italiano come noi, ce lo ricordi, raccontandoci una storia d'amore complessa e dalle mille sfaccettature, con gli spirito di chi la città la vive sulla sua pelle, rammaricandosi di quello che succede ad Hackney e compiacendosi di aver scoperto nel Principe Carlo, un uomo inaspettatamente gentile colto e sensibile alla voce delle piante. Un libro facile e felice mi verrebbe da dire, perché infondo ha ragione, a Londra non piove più che a Milano o New York e se proprio dovessimo stancarci di lei, e volessimo concederci una scappatella, a 3 ore di treno c'e' Parigi che ci strizza l'occhio, se ti stanchi di New York a 3 ore di treno c'e' il New Jersey.


love, Valentina

lunedì, ottobre 10, 2011

Le Volpi di Londra.

La Volpe che non arrivo' all'uva disse che questa era acerba. Qui a Londra ci sono moltissime volpi, le si incontrano per strada, nella notte frugano e distruggono i sacchi di immondizia, può' succedere perfino che una di loro, particolarmente bisognosa, venga a partorire nel giardino di casa tua. Ecco, questa e' una storia sulle volpi, ma non quelle dalla lunga coda pelosa e lo scatto felino, no. Questa e' una storia sulle volpi sociali, sugli individui che invece di darsi da fare per ottenere quello che vogliono, fanno della propria condizione di fallimento uno stato di cui vantarsi, un modus vivendi a cui aspirare e in cui credere.

Voglio fare prima un excursus sui giovani e le trasformazioni generazionali fino ai tempi nostri. 
Dovete sapere che qui a Londra, per i giovani, tutto ruota intorno alla moda e alla musica. E fin qui nulla di strano, fin dall'alba dei tempi moda e musica sono state per i giovani pane e filosofia: negli anni 60 c'erano i moods e i rockers, rispettivamente seguaci dello stile e della musica Beatles e Rolling Stones, negli anni 70 quando si respirava rivoluzione in ogni angolo della città' e campeggiava lo spirito di ribellione col passato, la musica era quella hard rock dei Clash (adoro) e la consacrazione del prisma dei Pink Floyd; poi negli anni '80 con i colori del progressive e la sua omosessualità, Freddie Mercury faceva il tutto esaurito al Wembley Stadium con i suoi baffi alla Castro; dopo arrivarono gli anni 90, ritornammo ad un rock gentile e lo stile british dei fratelli Gallagher  diede vita ad un nuovo genere musicale: il brit-pop; fino ad arrivare ai primi anni del nuovo Millennio quando la gentilezza del rock diventa ancora più melodica, quasi malinconica e i Coldplay diventano paladini di una generazione che canta tristemente di fronte alle tragedie del mondo. 
Da qui fino ai giorni nostri; cosa vi viene in mente pensando alla scena contemporanea dei generi musicali e della moda underground nella capitale inglese? mah.. e se provate a pensare ad una figura di spicco? Amy Winehouse, morta questa estate, che con voce blues e animal soul, dicevano, cantava il jazz-rock degli anni passati ma con testi che parlano di oggi: giovani delusi dalla vita scelgono di distruggersi con la droga. 
Che sia proprio questo il modo in cui la mia generazione sarà' ricordata? che la gentilezza degli Oasis trasformata poi in malinconia con i Coldplay sia oggi sfociata in suicidio con Amy Winehouse? Che"rassegnazione" sia la parola per la mia generazione? 

Naturalmente la moda condivide appieno questa filosofia, infatti la moda da seguire oggi qui per le strade di Londra e' quella che vede come sua icona il povero tossicodipendente o ubriacone che dorme sui cartoni con i vestiti strappati. Dico sul serio, qui oggi più sembri povero e disgraziato più sei cool, sei di moda. E cos'altro significa questo se non rassegnazione? l' homeless (lett. senza casa, fig. il barbone) diventa tale perché' sconfitto dalla vita smette di lottare per una casa, un lavoro e degli amici e conduce una vita di solitudine e rassegnazione dormendo per terra e morendo di freddo, o di overdose, da solo.
E i giovani qui che siano segretamente rampolli di famiglie nobili o ragazzi realmente squattrinati, tutti si ritrovano in mezzo alla strada al freddo del vento d'Inghilterra, a compatirsi a vicenda perché "chi ce l'ha i soldi per entrare in un locale?"; vestiti come straccioni, nel vero senso della parola, con calze, maglie, pantaloni e scarpe strappate, rotte, perché "chi ce li ha i soldi per comprarsi un cappotto nuovo?", vivono in "squat" perché "chi li ha i soldi per pagare un affitto?"nemmeno più la musica e' più simbolo di riscatto, di denuncia, questo trova la sua spiegazione sul fatto che infondo non hanno nulla da denunciare, vogliono solo compatirsi, e poi... la musica?.."e chi ce l'ha i soldi per comprarsi un i-pod?".
I loro leader sono, come di solito succede, quelli che incarnano maggiormente i dettami della comunità i più cool, quindi in questo caso i più poveri e disgraziati (veri o finti).
E poi sono arrabbiati, ma reagiscono con l'intelligenza di un parassita. Si arrabbiano e succedono i Riots, in cui si incendiano a caso cassonetti, negozi o palazzi perché' siamo arrabbiati e ce l'abbiamo coi ricchi, ma non perché vogliamo essere come loro, no, qui rich e' sinonimo di trash (spazzatura)...

Ora, sicuramente la gran parte di ragazzi che assiste e che appartiene a questa cultura parassita del "poor is cool" (povero e' di moda) non si e' soffermata ad analizzare come si e' arrivati a questa moda e cosa essa comporti, e ne fa parte solo perché e' il nuovo trend, ma io si. E non ci sto.
Sono sempre stata un' outsider della mia generazione, pur essendo impopolare io continuo a sentirmi all'antica.
Non mi capacito di come possiamo fare della rassegnazione un modus vivendi da mostrare con fierezza, le cui regole dettano comportamenti e aspirazioni da sconfitti. Non mi capacito di come a vent'anni si parli del futuro come se non ci rimanesse altro che vivere del sussidio del governo, quindi chi non ha un lavoro non lo cerca, chi ce l'ha si lamenta e magari fa di tutto per farsi licenziare e raggiungere il prestigio sociale di povero disoccupato, chi invece e' ricco lo nasconde sotto abiti di seconda mano e case in affitto fatiscenti in quartieri malfamati, affinché i suoi amici non lo sospettino. Non mi capacito di come poi i loro clan siano più esclusivi e intolleranti dei club dell'aristocrazia nobiliare inglese.

Le loro scelte sono controproducenti i loro sentimenti annoiati e il loro futuro non gli interessa, i loro atteggiamenti mi fanno pensare al criceto che gira dentro la sua ruota, solo senza correre, sono molto più lenti e svogliati.
Con questo non voglio spezzare una lancia a favore di chi crede e vive in nome del Dio Denaro, io non faccio parte neanche di quella parte di giovani che sceglie l'università in base al reddito annuo dei propri laureati. 
Pero' penso che se Amy Winehouse, per esempio, non fosse stata così ostinata nella sua condizione di rassegnazione, se la povera ragazza di Camden infelice invece di elemosinare amicizia nelle sue canzoni, avesse dimostrato un briciolo di intenzione di voler essere aiutata da chi le voleva bene, se invece di vivere come una povera disgraziata in mezzo alle bottiglie vuote di alcol e il vomito sulla moquette avesse usato 800 di quelle migliaia di pound che aveva in banca per concedersi il lusso, così poco cool, di una signora che l'aiutasse con le faccende di casa, magari questa si sarebbe accorta di quanto quella sera Amy stava esagerando, e avrebbe chiamato l'ambulanza prima che fosse stato troppo tardi.. 

E non venitemi a dire che la crisi economica può avallare una giustificazione per una generazione di nullafacenti, perché non può esserci giustificazione alla rassegnazione di un ventenne.
Io, come altri miei coetanei le calze rotte le butto e se non si hanno soldi per comprarsene di nuove, ci si reinventa tirando fuori capacita' necessarie per essere assunti in un qualsiasi lavoro che ci permette non solo di comprarci un nuovo paio di calze, ma magari anche un paio di scarpe nuove. Perché la sete di vita e di passioni non deve mai passare di moda. Penso alle mie amiche commesse o cameriere, lavori che anch'io ho fatto e penso a quanto e' dura la routine e quanto il senso di l'alienazione e la sensazione stasi può' essere difficile da sopportare, meno difficile e' invece, crogiolarsi in una condizione di poveri giovani vittime degli errori delle generazioni precedenti che hanno mandato in frantumi irrimediabilmente questo mondo, evitando così di doversi alzare ogni mattina ed andare a lavoro. Perché state certi che quelle volpi dicono che l'uva e' acerba soltanto perché hanno trovato un altro modo per poter mangiare non dovendo sforzarsi per procurarsi il cibo, perché se fossero veramente digiune, se la mangerebbero eccome quell'uva, anche se acerba.

Io cari londoners che hanno preso parte ai riots e a tutti quelli che la pensano, si atteggiano e si vestono come loro, sull'onda del signor Grillo, vi dico di cuore un sonoro V. e vi dico anche che, oltre che parassiti e stupidi, siete brutti non ve ne rendete conto? Infondo poveri o ricchi, chi vuole deliberatamente essere brutto?




non-love, Valentina.

venerdì, ottobre 07, 2011

Quello che vorrei

Vorrei che gli animali non soffrissero la violenza dell'uomo, vorrei che essi potessero avere gli strumenti per salvaguardarsi da soli, vorrei che potessero parlare e dire la loro, vorrei che non fossero così fedeli e devoti, ma che mostrassero talvolta qualche segno di dissenso, vorrei poterli adottare tutti, e vederli correre in prati che si concimassero con la loro pipi, vorrei che non morissero così presto, vorrei poter avere la certezza del ponte sull'arcobaleno.

Vorrei che gli uomini fossero meno complessi, vorrei che lavorassimo tutti insieme ad un fine comune dando ognuno il proprio contributo, vorrei che usassimo la parola per comunicare e capirci, vorrei che fossimo più' fedeli e devoti, vorrei che tutti avessero bisogno dell'aiuto degli altri, vorrei che tornasse la pace fra noi e la natura, vorrei che non fossimo capaci di ucciderci l'un l'altro, vorrei che morissimo solo dopo avere avuto la certezza che il nostro percorso e' finito.

Vorrei che la nutella non facesse ingrassare, vorrei che la carne che mangiamo non provenisse dagli animali, vorrei che i dolci facessero altrettanto bene della verdura, vorrei che tutto provenisse dagli alberi così da non dover pagare per nutrirci e che gli alberi fossero di più, vorrei fare colazione più volte al giorno, vorrei che il corpo non si ammalasse, vorrei che il lavoro fosse il modo in cui ognuno di noi sceglie di passare gran parte del tempo della propria vita, vorrei che gli abiti più belli si ottenessero comportandosi bene, vorrei che il sesso fosse privo di tabù, vorrei che le religioni non contemplassero il senso di colpa, vorrei che la politica non esistesse, vorrei che i leader fossero tali perché i più saggi fra gli uomini, vorrei che la matematica fosse più semplice e che le favole fossero vere, vorrei che i sogni si realizzassero sempre, vorrei che il teatro fosse più popolare della televisione, vorrei che gli aerei non cadessero mai.

Vorrei che l'ansia non esistesse, vorrei che i giovani fossero più svegli, gli adulti più naif e gli anziani più felici, vorrei che il fuoco non scottasse e il ghiaccio non fosse così duro, vorrei che piovesse sempre con il sole, vorrei che i bambini potessero crescere prescindendo dagli errori degli adulti, vorrei che il buco dell'ozono si chiudesse e che il terremoto ci facesse solo ballare, vorrei che l'arte si diffondesse come il virus di una epidemia nelle nostre coscienze, vorrei che la letteratura ci insegnasse a vivere e la filosofia a comportarci, vorrei che l'ingegneria e l'architettura ci rendessero la vita più semplice ed il design più bella, vorrei che la bontà d'animo fosse proporzionale alla bellezza del corpo e che i fiori vivessero per sempre e fossero più grandi.


love, Valentina.

giovedì, ottobre 06, 2011

Steve Jobs e la Bomba Atomica

Questa e' una riflessione sulla fine di un'epoca, e' un necrologio, si, ma non di Steve Jobs.

Ieri 5 Ottobre e' morto Steve Jobs. Sul web, sulla carta stampata e in tv sono state spese molte parole in ricordo di un uomo che ha cambiato il nostro presente e futuro, le cui geniali intuizioni nel campo della tecnologia e del design, con molta probabilità non diventeranno superate per prossimi venti/trent'anni. Mi viene in mente Enrico Fermi che ha compiuto l'ultima grande scoperta del mondo della fisica moderna, negli anni '30: un atomo di uranio colpito da neutroni può' rompersi sprigionando una enorme quantità di energia, da qui (per farla breve) il nucleare e la bomba atomica. 
La Apple e l'energia nucleare, due prodotti nati dalla mente di due visionari dell'ultimo secolo. Voi vi chiederete cosa abbiano a che fare Fermi, con la sua scoperta della fissione del nucleare che ha permesso lo sviluppo dell'economia moderna ma che in mano ad uomini non esattamente coscienziosi, ha dato esiti catastrofici; e Steve, che crea il computer di ultima generazione, il tablet che sostituisce i giornali, e lo smartphone che ci permette di essere in grado di stare al passo con i tempi in ogni secondo della nostra giornata, il tutto racchiuso in un design a dir poco funzionale e bellissimo?

non lo so vi dico io, pero' come ho saputo della sua morte mi e' venuto in mente lui, Enrico fermi, anche lui morto a poco più di 50 anni e anche lui di cancro.. e ora direte, cancro e morti premature, capirai.. praticamente il male dei nostri tempi, non e' poi una coincidenza così originale, ed avete ragione, io pero' non e' della loro morte che voglio scrivere, ma della loro vita.

Questo e' un curioso paradosso che li accomuna: entrambi iscritti alle loro prestigiosissime università (Fermi la normale di Pisa e Jobs il Reed College di Portland) fallirono come studenti, ma poi, arrivati alle loro grandi scoperte da autodidatti finirono per apportare un contributo sostanziale proprio al sistema universitario. Prima di Fermi infatti, non esisteva un dipartimento di fisica teorica, la sua intuizione sul neutrino, ha fatto si che lo studio teorico della fisica divenisse una vera e propria scienza e che l'università (a quei tempi più o meno ferma alle riforme del 1200) contemplasse fra i suoi corsi uno nuovo, alla cui cattedra fu chiamato proprio lui stesso; e Jobs dal canto suo, con l'attuazione del primo personal computer, ha dato il via anche lui ad una nuova scienza quella informatica, con corsi universitari di ingegneria, di programmazione, di grafica e di web.

Entrambi poi, hanno cambiato il corso della storia mondiale dell'ultimo secolo. Fermi ha dato il via alla codificazione di una energia primaria sconosciuta prima di lui, quella nucleare ed ha contribuito assieme ad Oppenheimer al progetto Manhattan, che nell'America della seconda guerra mondiale, porto' alla realizzazione della prima bomba atomica; Jobs ha aperto le porte ad un nuovo settore dell'attività produttiva: il settore terziario avanzato cioè, prima c'erano 3 settori, ora c'e' ne sono 3 ma con una distinzione, prima e dopo Jobs, con le imprese di servizio ad alto valore aggiunto e tecnologico (appartengono al terziario avanzato le aziende di telecomunicazioni, le aziende informatiche, le aziende new media e i servizi di consulenza e di elaborazione informazioni).. 


Enrico Fermi e Steve Jobs, LA Seconda Guerra Mondiale e Silicon Valley, La Bomba Atomica e La Apple, e poi Il Cancro... infondo se ci pensate bene, cos'altro scrivereste di altrettanto rimarchevole sul necrologio di questo nostro ultimo secolo??






Entrambi erano uomini straordinari, che hanno vissuto tutti i giorni amando il loro lavoro e la loro vita, e se il cancro ha sconfitto persino loro, be' oggi, più' che al tempo di Lorenzo De'Medici, per noi rimasti qui sulla terra "del domani non c'e' certezza".


A Steve Jobs


love, Valentina.





mercoledì, ottobre 05, 2011

Ciambellone Salato di Nonna Noi

Dopo avervi raccontato l'avventura del Provolone, vi annoto qui gli ingredienti per il ciambellone salato più buono della storia che, anche se complesso da realizzare, seguendo i consigli di nonna noi viene bene alla prima, parola di inesperta!

Ingredienti


- 500 g di Farina
- 200 g di Prosciutto Crudo a dadini
- 200 g di Provolone piccante a dadini (vi trovate negli uk o in Francia il suo corrispettivo e' il comte')
- 200 g di Patate lessate
- 150 g di Burro fuso (io ne ho messo anche meno)
- 1 dadino di Lievito di birra
- 1 pizzico di Zucchero
- 1 pizzico di sale
- 1 tazza di latte con cui sciogliere il lievito
- 3 uova

Procedimento


Ponete su un tavolo di lavoro la farina a fontana, aggiungete lo zucchero e il sale, inglobate dentro le patate lessate, il provolone ed il prosciutto, rompete dentro le uova ed iniziate ad amalgamare con una forchetta (io ho fatto con le mani)

A parte sciogliete il burro a bagnomaria, ed aggiungetelo all'impasto insieme anche al lievito sciolto e la tazza di latte.

Ora si inizia a lavorare il tutto con le mani, non sarà' facile perché le patate rendono tutto"appiccicoso", ma con un pizzico di farina, da tenere di lato, le mani si puliscono e il composto si asciuga un po'. L'impasto deve risultare morbido come quello della pizza.

Fare un salsicciotto con il tutto e metterlo in un testo a stampo (col buco in mezzo) e lasciatelo in un luogo tiepido a crescere per 1h. e 40min.

Infine mettete tutto in forno preriscaldato a 200 gradi e fate cuocere per 40 minuti, provate con la punta di un coltello l'effettiva cottura che potrebbe variare da forno a forno.



Il gusto e' quello di una torta al formaggio, ma le patate e il prosciutto rendono tutto molto più soffice e gustoso E' un piatto unico, io l'ho accompagnato a delle verze saltate in padella con le patate lessate avanzate dalla ricetta. Non solo e' stato divertente impastare e lavorare su un piano di lavoro come fa chi di cucina se ne intende, ma, ieri saltavo dalla gioia quando l'ho assaggiata!!!

Grazie nonna Noi, aspettiamo altre tue ricette presto!

Enjoy
love, Valentina.

martedì, ottobre 04, 2011

L'algoritmo del Provolone filosofale.

Concedetemi la licenza poetica del titolo, sono una grande fan di "the Big Bang Theory" (per inciso, la sit-com americana non la teoria della fisica!)
Voglio raccontarvi una vicenda successa questa mattina che mi ha colpito e fatto riflettere molto. Si tratta di una esperienza illuminante sull'antropologia sociale, ma detta così sembra una roba noiosa e retorica, leggete quanto segue, non e' altro che una comunissima esperienza al supermercato waitrose di St.Katherine Docks nell'East London.
Stamattina verso le 8 la grande "nonna noi" alias Loredana, mi ha mandato per mail la sua ricetta del ciambellone salato; appuntandomi gli ingredienti da comprare (mentre vi scrivo la torta salata sta riposando per lievitare prima di essere infornata) fra questi, c'era il Provolone. Ora, a voi non sembrerà niente di trascendentale, in Italia tutti lo conosciamo, se non altro per le pubblicità' ambigue e il nome simbolico, ma quando capita di doverlo cercare in Inghilterra non e' cosa facile. E qui inizia la mia esperienza antropologico/culturale. Vado al banco dei formaggi, li un commesso (giovanissimo, biondo e dalla carnagione rosa, tipica degli inglesi adolescenti, a loro lo scombussolamento ormonale sfocia in un colorito da maialini) mi fa ripetere il nome 3 volte prima di confessare che non l'ha mai sentito, mi indirizza ad una sua collega più anziana e donna (anche qui ancora le donne sono supervisori dell'arte culinaria) la quale, dopo qualche secondo di attenta riflessione alla mia domanda _I'm looking for an italian cheese called Provolone_ (sto cercando un formaggio italiano chiamato provolone), mi sussurra di non avere idea di cosa possa essere ma, sempre sussurrando, mi strizza l'occhio e mi fa _ti chiamo subito la specialista dei formaggi_  poi mi chiede se nel frattempo ho bisogno di qualcos'altro, io subito approfitto dicendo di si e lei esce dal bancone per accompagnarmi a trovare il lievito di birra e la farina per il pane.

Arrivate di fronte alla corsia dei dried food, prendiamo il lievito che di birra non era, ma lei mi legge accuratamente il modo d'uso stampato sulle confezioni di 4 lieviti diversi così decidiamo insieme quello che fa più a caso mio, e lo metto nel carrello non senza prima aver vagliato fra le decine di farine quella che lei mi consiglia per la mia "prosciutto and cheese pie" come la chiamano loro. Finita questa lezione di grande professionalita' e umanità dolcissima, mi accompagna da quella che sarebbe stata poi una illuminazione sullo spirito british polite, che poi e' la causa di questo elogio all' Inghilterra e agli inglesi.

Tornate di nuovo al banco dei formaggi, dietro al vetro c'e' lei, questa piccola e rotonda sosia, ma sosia sul serio, della professoressa Mcgranitt (per gli appassionati di Harry Potter ho detto tutto, per chi ancora non l'abbia visto e non conosca l'attrice dietro al ruolo della professoressa Minerva, Maggie Smith, dico solo che e' il viso più inglese che possiate immaginare, incarna perfettamente le caratteristiche confortevoli e insieme formali della british culture, e vi dico anche fate in modo di vedere harry potter e' un capolavoro dei nostri tempi!). Allora, dicevamo La professoressa Minerva Mcgranitt, che al waitrose dietro al banco dei formaggi si chiama Mary, ascolta la mia richiesta con l'espressione di quando coglie Harry e Ron in giro per Hogwarts dopo l'ora del coprifuoco, e, sempre dopo qualche secondo di attenta ricapitolazione mentale del suo ventaglio di formaggi inglesi ed internazionali conosciuti, mi fa _it doesn't ring any bell to me_ (un modo di dire inglese che significa più o meno: non mi fa accendere nessuna lampadina.. so british!) dopodiché sempre assorta nella sua ricerca del suo atlante mentale dei formaggi,  molto discretamente mi chiede di poter vedere il quaderno che tenevo in mano con la ricetta (e li le ho quasi sfiorato la mano... alla professoressa Mcgranitt!!!), insomma, lo guarda, cerca di leggere Provolone in quella massa informe di graffiti che e' la mia calligrafia (per di più in italiano), lo legge, lo ripete un paio di volte guardando dritto a se e, stringendo le palpebre, niente, non le sovviene niente, mi chiede quindi cosa devo farci ed io le balbetto emozionata _a prosciutto and cheese pie_ (torta salata, tipica qui). Dopo aver chiesto alla ragazza dei formaggi preincartati se per caso a lei le arriva un certo _provolone_ e aver ricevuto un ennesimo _I don t know_ cosa fa? mi dice di aspettare li, svelta si reca in magazzino e ne esce con in mano un vero atlante in carta e inchiostro con il nome di tutti i formaggi esistenti sulla terra, e li, fra un formaggio francese e uno scozzese, troviamo la voce "provolone", pero' con disagio realizza che oltre alla sua etimologia ed una escursione storico/geografica non ci sono consigli sulla sua composizione.
A quel punto avevo capito, la sua idea era vagliare fra le sue conoscenze ciò' che sarebbe potuto essere il corrispettivo inglese del Provolone, ma non aveva ancora abbastanza elementi per azzardare un nome.

Assolutamente non contenta anzi disappointed (delusa) di non essermi potuta essere d'aiuto, con fare imperterrito si toglie il grembiule e mi ordina, di seguirla... E secondo voi io che cosa ho fatto? a testa bassa, in segno di riverenza, come Ermione quando la segue nell'ufficio di Silente, e, mantenendo sempre una distanza di rispetto come suole in caso di personalità' autorevoli, la seguo fino all'ufficio del principale. Li, Mary chiama 4 diverse sedi del waitrose sparse per Londra, (chiedendomi per ben 2 volte scusa per l'attesa _I apologize for waiting_ diceva, ma figuratevi a me cosa poteva importarmi del tempo che passava, stavo vivendo un lezione magnifica di tenace impegno, viva professionalita' e genuina perpetrazione, per di più da Minerva Mcgranitt.. sarei rimasta con lei tutta la vita!) fino a quando, il quarto rarissimo e visionario esperto di formaggi contattato, conosce effettivamente il Provolone il suo parere poteva finalmente essere degno di credito, per suggerirmi un nome di formaggio presente in negozio. Ci siamo, Mary sta finalmente sorridendo mentre ringrazia il saggio formaggiere, di chissà quale supermercato a chissa' quanti km lontano da noi, e si rivolge a me accennando un sorriso di una dolcezza che solo quella sincera di una nonna può' essere, e dice _Come, I can Help you_ (Vieni, posso aiutarti)! Mi accompagna al suo banco dietro cui, piccola piccola ma grande ai miei occhi, mi consiglia due formaggi fra le decine e decine che ha sotto il suo mezzo busto, ma, azzarda una lieve preferenza verso uno dei due che naturalmente sarà' il mio prescelto.

Gli inglesi a questo punto esclamerebbero _what the fuck ..._ e lo dico anch'io, ho assistito ad una lezione indimenticabile, da una personcina indelebile, con un fare indiscutibilmente giusto, adeguato, oltremodo gentile, e di una umanità squisitamente contenuta. Di sicuro ora so che cosa vuol dire English politeness e guai a chi se ne fa scherno o lo usa in modo improprio!



La Professoressa Minerva Mcgranitt che al waitrose di St. Katherine Docks dietro al banco dei formaggi si chiama Mary, ed oggi e' stata più che una professoressa, e' stata maestra di vita!


P.S. la torta la inforno ora e la porto dritta dritta a Mary!

love, Valentina.


lunedì, ottobre 03, 2011

Torta Macrobiotica

Per questa ricetta, totalmente in linea con il concetto del mio Eat, cibi buoni, semplici e sopratutto sani, devo ringraziare Patrizia, che di cucina e macrobiotica se ne intende sul serio! Incredibile ma vero, questa torta/ciambellone e' senza zucchero ne' burro ne' grassi di alcun genere, io ho aggiunto la cioccolata fondente al 90% che l'ha resa ancora più buona.

Ingredienti

- 300 g di farina
- 1 bustina di lievito per dolci
- 1 pizzico di sale
- 200 ml di latte di cocco
- 100 ml di succo di mela o di uva
- 2 cucchiai di olio extravergine di oliva
- frutta a proprio gusto ananas, mela, albicocca, banana ( io ho aggiunto 2 banane piccole)
- pezzettini di cioccolato (io ho usato un quarto della barretta lindt fondente al 90% sbriciolata)

Procedimento

Mettete in una ciotola tutta la farina, il pizzico di sale e la bustina di lievito

In un'altra ciotola versate il latte di cocco, il succo di mela/uva e mettete la frutta a pezzi

Unite il tutto il tutto e amalgamate bene, il composto deve risultare molto morbido, altrimenti aggiungete ancora un po' di succo di mela/uva

Infornate per circa 40 min a 180 gradi, (il forno deve essere già arrivato precedentemente a temperatura)
Dopo 40 min, aprite il forno e infilate la punta del coltello nella torta, se esce pulita e' pronta, quindi lasciate riposare per altri 15 min a forno spento.

Se vi va potete aggiungere la nutella, se invece volete godervi il piacere macrobiotico, la torta e' pronta e molto buona!




sam e' stato non solo cavia ma anche "art director" della fotografia, i piatti li ho comprati oggi all'ikea come pure la tovaglietta!

io l'ho assaggiata ed era molto buona, non come quella di Patrizia ma come prima volta non c'e' male; domani mattina sapete già con cosa faro' colazione.. non vedo l'ora! 

enjoy
love, Valentina

Salmone in Crosta di Patate

La Cena di stasera e' stata filetto di salmone in crosta di patate al forno, zucchine trifolate in padella. Sam, carrie ed alfie si sono leccati i baffi!!!

Ingredienti


- 400 g di filetto di Salmone
- 3 Patate
- 2 Cipollotti
- 1 bicchiere di Vino rosso o bianco (io ho usato il rosso per essere più colorful)
- qualche ago di Rosmarino
- Olio extravergine qb
- 1 pizzico di Sale

Procedimento


Sbucciate le patate e riducetele a fette molto sottili; tagliate a rondelle i cipollotti

Foderate una pirofila di carta da forno, versatevi un filo d'olio e adagiatevi il pesce con la pelle rivolta verso il basso.

Distribuite qualche rondella di cipollotto sul pesce e intorno ad esso, aggiungete un pizzico di sale, qualche ago di rosmarino e irrorate con il vino

Ricoprite il pesce con le fette di patate, un po' come fossero le sue squame e andate anche a ricoprire il resto della pirofila con queste; irrorate con l'olio e aggiungete un pizzico di sale.

Ricoprite la teglia con un foglio di alluminio e infornate a 180 gradi per 20 minuti, quindi togliete l'alluminio e fate cuocere per altri 20 minuti alzando la temperatura a 200 gradi.



enjoy
love, Valentina




Valentina's favorite stuff

Come sempre inizio con il premettere che non sono un'esperta nel campo, ma solo an ordinary Valentina a cui piace la moda a modo suo. Con gli anni questa mia passione mi ha portato una collezione incredibile di oggetti inutili e che detesto a volte anche dopo solo qualche ora averle comprate, spesso mi innamoro dell'esposizione, del colore che mi ricorda qualcosa, o semplicemente perché sono presa dall'impeto irrazionale di averla, così da qualche mese, ho imparato ad essere più attenta e ad essere molto più difficile da conquistare.

qui posto i siti di quello che davvero mi convince e che credo sia interessante conoscere, assolutamente accessibile e di cui ci si può fidare così da aprire l'armadio ed avere sempre la cosa giusta per tutte le occasioni, che poi, i capi davvero must have si rivelano essere quelli più versatili, quelli che se accessoriati in maniera diversa possono essere adatti per qualsiasi occasione, perché' se il taglio e' pulito e i materiali di qualità' non c'e' rischio di essere fuori luogo, mai!

1_ COS
il sito e' molto originale e la loro politica sulla moda molto from Sweden: le linee sono pulite così come i tagli perfetti, le fantasie sono prettamente monocromatiche e i colori abbinati in modo nuovo e inaspettato, ma tali che funzionano in maniera fresca ogni stagione, gli abiti stanno bene a tutte, anzi forse donano un po' di più a chi e' dalla 42 in su. 
Check it out
http://www.cosstores.com/ 







2_ ZARA
la line women e' chic e molt facile da indossare, negli anni il marchio si e' stabilito come leader per il ready to wear e il gusto e' diventato molto sofisticato ed attento alle passerelle del pret a porter internazionale (leggi un cheap jil sander)
http://www.zara.com/webapp/wcs/stores/servlet/home/it/it/zara-W2011






3_ ALLSAINTS
Nata dalle sorelle famose negli anni novanta come girls band, oggi All Saints e' un marchio, conosciutissimo in Inghilterra e America, di streetwear, la pelle e il cachemire sono assolutamente di qualità e lo stile e' very East London!
http://www.allsaints.com/






Il Talento

Il talento. Dicono che tutti ne abbiamo uno, dicono di non smettere mai di credere nei sogni che prima o poi si realizzano, devi solo essere forte e costante, dicono. Io per ora, non credo di aver scoperto quale sia il mio talento, ci sono una o due cose in cui potrei essere considerata capace, (e solo da chi mi vuole bene, a dire la verita') ma non posso dire di aver trovato quello in cui eccello, che mi fa volare sulle ali del dono naturale ed arrivare a raggiungere le mie realizzazioni terrene con un battito di ciglia, perché, e' il mio talento, mi viene naturale, ce l'ho dentro... be' no, quello non l'ho ancora trovato. Prendiamo per esempio 2 a caso fra i miei super talentuosi preferiti, Rafael Nadal e Wolfgang Mozart. Stando a quello che dicono, se ognuno di noi ha un talento e, ogni talento ha un'importanza uguale agli altri, questi sono esempi di persone di indiscusso talento che perseveranti, hanno realizzato i propri sogni, in maniera esimia. Geni indiscussi, forse più' che persone di talento, ma non interessa al fine della mia indagine, quello che voglio scrutare e' come si fa a capire in cosa si e' eccelle, (che poi uno sia un fuoriclasse, un genio, quello viene dopo, e' un'altra storia). Ora, come hanno fatto? perché' io no? dunque, analizzo il loro percorso: Il compositore e il tennista, dicevamo,  prima di tutto hanno scoperto la loro attitudine da bambini, quando la maggior parte degli altri bambini intorno a loro pensava piu' che altro ad imparare a fare la pipi nel vasetto, o a cos'altro servissero le dita se non ad infilarsele nel naso, Mozart a 4 anni già' componeva e Rafael, il più giovane giocatore di tennis ad entrare nella classifica dei primi cento, a 5 anni si allenava dietro casa con lo zio Tony... Mi chiedo, perché a me il talento non mi e' uscito dalle mani come a baby Mozart di fronte ad un pianoforte a cui, immagino a 5 anni nemmeno ci arrivasse da solo?? Perché' mio zio si limitava a mettermi seduta sopra le sue spalle invece di darmi una racchetta ed insegnarmi a girare il bacino tenendolo in linea con la spalla ed avere sempre il polso fermo quando colpivo la pallina gialla?? molto probabilmente perché' se a casa avessi avuto un pianoforte lo avrei utilizzato per sedermici sotto e crearmi una sorta di cuccia, come un cagnolino, o perché' se vedevo una pallina gialla a 4 anni, io mi sarei limitata a mettermela in bocca, sempre come un cagnolino più' che come una bambina prodigio. Quindi, ok, non sono un prodigio, sono una di quelle migliaia di persone che Mozart se lo ascoltano a casa sprofondate sul divano, percependo un millesimo della grandezza delle sue composizioni, e che Nadal se lo vedono su sky, muovendo la testa a destra e sinistra per intere mezzore come ipnotizzati dalla sua pallina gialla. Una persona normale, quindi come tante, si va bene, ma il mio talento, Qual'e'?? non venitemi a dire che l'epifania arriva intorno ai 19 anni quando si e' di fronte alla scelta dell' università, quando scegli se sei più portato per la matematica o per le scienze del benessere (esiste, sul serio, a Campobasso), perché ho fatto più' casini io cercando il mio talento nelle università' sbagliate, di quanti match point abbia vinto Nadal in tutta la sua carriera. Mentre i miei coetanei perseguivano i loro talenti, (molto più modesti dei due celeberrimi esempi, ma pur sempre i loro talenti) da avvocati o letterati o artisti, io ero li a provare tutte le possibilità' esistenti con fare di un bambino che si e' perso e cerca la sua casa natale bussando a tutte le porte con un sorrisone stampato in faccia, ma poi entrando, vede che non c'e' niente di familiare così si gira non sorridendo più e chiude la porta.. non perde la speranza, pero, gli torna il sorriso non appena vede un' altra porta conosciuta e ricomincia la litania di nuovo. L'esito e' sempre lo stesso, porta chiusa alle spalle, occhi e cuore aperto ad ogni minimo segnale di familiarità che si trova di fronte. Perché io ci credo, eccome se ci credo, nonostante le porte aperte e poi chiuse, nonostante il tardare dell'epifania, io ci credo, credo di poter un giorno, riuscire a scovare il mio talento, che probabilmente si sta prendendo gioco di me nascondendosi sotto un pianoforte di chissa' quale casa o correndo veloce come una pallina da tennis di fronte ai miei occhi, perché' probabilmente il punto e' questo, non quale sia il nostro talento, ma quanto siamo bravi a scovarlo.













love, Valentina

domenica, ottobre 02, 2011

Spaghetti al Pomodoro e Basilico

Voglio iniziare con il mio piatto preferito e quello che meglio simboleggia lo stile del mio piccolo ricettario Eat. 


Ingredienti


- 1 passata di pomodorini ciliegia 
- 1 cipolla bianca tritata finemente
- 1 spicchio d'aglio sbucciato
- 2 cucchiai di olio extra vergine d'oliva
- 1 cucchiaino di burro fresco non salato
- Spaghetti De Cecco (o quelli che preferite)
- Sale & Pepe qb
- Basilico fresco


Procedimento


Scaldate l'olio in una casseruola, aggiungere l'aglio e, quando dorato toglierlo. Aggiungere la cipolla tritata finemente e il burro fresco e mescolare accuratamente. Cuocere fino a quando la cipolla non è più lucida, quindi aggiungere i pomodorini pelati. Condire con sale e pepe e cuocere a fuoco dolce per circa trenta minuti.


Quando i pomodori sono cotti, sbattere con una frusta in modo da perfezionare la salsa di pomodoro, regolare il gusto e tenere in caldo.


Cuocere la pasta al dente in una grande pentola di acqua salata, quindi scolare gli spaghetti e aggiungerli al sugo di pomodoro. Aggiungere le foglie di basilico strappato con le maniuna noce di burro fresco, e una generosa spolverata di Parmigiano Reggiano grattugiatoMescolare bene e servire subito, fumante.








P.S.  la foto l'ho fatta adesso, prima di mangiarla, era squisita!


Enjoy 
love, Valentina.

sabato, ottobre 01, 2011

Eat "Julie & Jules", solo senza il burro

Ok, non sono una cuoca e nemmeno una "mangiona", ma adoro il cibo e passare il mio tempo in cucina, i risultati non sono sempre buoni, ma se c'e' una cosa su cui sono allenata e' non darmi per vinta. Il cibo e' sempre stato molto importante fin da quando ero bambina, e il mio rapporto con esso fra i più' complicati. Col tempo e non senza difficoltà', ho trovato il mio equilibrio: cibi sani e variegati, pasti regolari e frequenti e, di tanto in tanto, qualche strappo alla regola.
In questa sezione vorrei testimoniare e raccontare le ricette, mie e di amici, scaricate dal web o lette sui libri di cucina, dagli ingredienti alla presentazione. Una cosa alla "Julie and Jules" solo senza anatre ripiene e tutto quel burro! 
Cibi semplici, gustosi, e sopratutto sani, provenienti dalla tradizione italiana e non solo. Io adoro infatti, la cucina asiatica, quella thai e' la mia preferita per sapori e colori insieme all'alta cucina cinese, anche quella vietnamita dei dim sum cotti al vapore e' interessante, il sushi invece no, secondo me e' triste e sopravvalutato, a differenza del resto della cucina giapponese che e' non solo deliziosa, ma anche una delle più' sane e leggere al mondo.
Detto questo non resta che andare a fare la spesa ed iniziare...
A presto!

venerdì, settembre 30, 2011

Read, Leggere


Questa sezione del mio blog e' dedicata alle mie letture, e riflessioni su di esse.
Non pretendo di essere un critico letterario, ne' saro' sterile dattilografa di trame e riassunti. La mia intenzione e' quella di condividere la preziosa esperienza della lettura. Da bambina credo di aver letto tutti i libri della collana chiamata "il battello a vapore", li leggevo avidamente e, come di solito accade, diventavo complice del protagonista, vivevo dentro le stanze descritte, immaginavo i luoghi secondo la mia conoscenza delle cose, mi emozionavo a comando dello scrittore. Cosa naturale direte voi, chi legge sa che un libro ci permette di fare questo, viaggiare, vedere, conoscere... Quello che io credo sia straordinario e' come l'esperienza della lettura possa viaggiare in parallelo con la mia vita. Così una parola, una frase letta la sera nel libro sul comodino, può' essere la chiave di lettura che da un senso ad una vicenda della propria vita personale, vissuta in quel dato periodo. Un libro permette non solo di vivere tante storie e vedere molti luoghi altrimenti impossibili da raggiungere, ma aiuta ad essere più attenti a quello che ci succede, rende più svegli e saggi, dona gli strumenti per andare a fondo sul senso della nostra vita. Questo, perlomeno e' quello che accade a me.

mercoledì, settembre 28, 2011

Inno ad Ottobre

Se Settembre e' il mese dell'inizio, la nuova stagione, le scuole, nuovi abiti nell'armadio, il fresco della sera, Ottobre se ne sta li nel mezzo con le sue caratteristiche indecise. Non e' inverno ancora, i mesi del fuoco nel camino e della neve alla finestra non sono ancora arrivati, l'estate e' finita questo e' certo, ma non se ne sente la mancanza infondo ieri era ancora caldo. Se fosse un eta' sarebbe quella che va dagli undici ai tredici anni periodo in cui, che tu sia maschio o femmina, non sei ne' più' bambino/a ne' ancora ragazza/o. Se fosse un colore sarebbe una di quelle tonalità' che stanno bene con tutto, un grigio o un beige, colori di passaggio che permettono la trasformazione dal bianco al nero dal giallo al marrone. Se fosse un momento della giornata sarebbe quella mezz'ora passata nel tram per raggiungere l'università' o il posto di lavoro. Un mese di transizione quindi, di attesa. Dicono che nel momento dell'attesa si concentrino l'ansia dell'arrivo e la nostalgia del lasciare, dicono che spesso la preparazione ad un evento sia più' emotivamente coinvolgente dell'evento stesso. Ottobre quindi il mese di mezzo, indeciso nel clima e nelle temperature, assume tutte le caratteristiche proprie di chi nella sua apparente mediocrità' nasconde una bellezza non sfacciata ma complessa, che proprio perché' inaspettata sorprenderà' per la sua intensità'.Ho voluto quindi iniziare questa avventura con un Inno ad Ottobre, Inno alla lungimiranza di scegliere di vedere sempre il bicchiere mezzo pieno della bevanda che più' mi piace e di non giudicare mai un libro dalla sua copertina, ne' dalle copie vendute. Perché' io mi sento come Ottobre, un adolescente indecisa, che veste sempre di beige, ansiosa e nostalgica, in attesa alla fermata del mio tram.
 
 
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