martedì, novembre 29, 2011

Luck is an attitude

La fortuna e' un atteggiamento. Bravi ai comunicatori di Martini che oltre a proporre in tv un'advertising non convenzionale, mi hanno fatto ricordare questo statement che tanto mi piace.
In ogni caso, in qualunque situazione, qualsiasi sia il tuo referente, in qualsiasi circostanza, io credo che la buona sorte, la fortuna, l' avere il fato a proprio vantaggio, sia sempre dovuto ad una questione di atteggiamento.
Seppure si abbiano le carte giuste, nonostante ci si impegni ogni giorno a fare del proprio meglio, anche quando si e' una persona integra ed onesta, non basta per essere vincenti, il segreto sta nel crederlo, nel sentirsi sangue vincente scorrere nelle vene, respirare soddisfazione ad ogni pensiero, nel perseguire come obiettivo quello di voler diventare se stessi perché' non c'e' nessun'altra persona a cui dover aspirare. Ci pensa la vita a buttarci giù. La verità' non e' assoluta: ognuno di noi ha opinioni relative alla propria esperienza, al proprio giudizio; quindi faccio in modo di agire su quanto e' in mio controllo: la convinzione che io ho di me, che si proietta poi sul mio atteggiamento, il quale arriva agli altri in maniera diretta quanto più forte e' la mia convinzione. Io credo di fare il mio meglio, vado a dormire la sera ripercorrendo gli eventi della giornata e, si, sono stata "brava", credo di essere onesta e integra, sono convinta di avere le carte per essere vincente nella vita, negli affetti e nel lavoro, e lo dimostro, con umiltà' cerco di dimostrare quanto forti siano le mie convinzioni supportandole con i fatti e la passione, traspirando vittoria da ogni poro. Gli altri, le persone intorno, lo percepiscono tutti allo stesso modo, si, in maniera assolutistica, perché' la mia non e' un'opinione, e' un'atteggiamento. Come loro reagiscono ad esso pero' e' un'altra storia... ma questo e' secondario, non conta.



non mi piace David Gandy, ma mi ha convinto.

love, Valentina.

martedì, novembre 22, 2011

Cronaca di vita di una stagista

Io nella vita voglio scrivere. Dopo un mese di assenza dal mio blog, durante il quale ho, nell'ordine, lasciato l'Inghilterra dove vivevo, trovato il mio primo vero lavoro (che oggi si chiama internship o stage), e una casa nuova che ho ristrutturato, sono giunta ad una conclusione: io voglio scrivere. E' un bisogno, un'urgenza, nonostante i seri e importanti cambiamenti che mi stanno stravolgendo la vita, l'unica vera costante, l'unico vero atto che sento dare senso alla mia vita e'quello della scrittura. Questo non cambierà' mai, non importa in quale continente io viva, quanto bella o grande sia la casa che abito, non importa quanto stimolante e ambizioso sia il mio stage, io ogni giorno penso a cosa sarebbe un buon argomento su cui scrivere, quale riflessione mettere sul mio blog. Ce ne sarebbero decine dopo questo mese incredibile che ho vissuto, il mio epico colloquio, il mio boss straordinario, il mio rientro in Italia, la mia splendida nuova e prima vera casa, la paura di aver smesso di studiare e di aver lasciato la città' per la provincia, la soddisfazione di essere stata scelta e molti altri ancora. Eppure.. io l'unica cosa che sento di dover raccontare e' l'ansia di non avere tempo per scrivere.
Quindi eccomi qui a narrare tutto quanto mi e' accaduto da quando ho lasciato questa interfaccia grafica e quello che sto sto provando in questo inizio sera di fine Novembre dei miei ventisette anni. 
Voglio iniziare come nelle favole: Tutto ebbe inizio... quando la sera del 20 Ottobre dopo un colloquio di 3 ore e mezza quello che sarà' poi diventato il mio boss mi dice, _bene Valentina, ci vediamo domani mattina alle 9, io durante questi sei mesi cercherò' di insegnarti tutto quello che posso_ 
Io incredula e incosciente nel mio tailleur verde bosco di zara, col mio toupe' rame dorato nuovo di tinta dal parrucchiere, ero stata presa in direttissima per ricoprire un ruolo che non era quello per cui ero stata chiamata e intervistata, ma che sembrava essere stato plasmato su misura per me per la mia indole, non sui miei studi o il mio c.v.
Ero tornata da Londra con una valigia 48 ore perché' mai avrei pensato di ottenere il lavoro cominciando dalla mattina seguente, e non avevo pianificato niente, dove avrei dormito nei mesi a seguire, come avrei fatto a vedere la mia famiglia che vive a Londra(il mio ragazzo e i miei cani), per non parlare poi di come avrei fatto senza i miei vestiti e sopratutto le mie scarpe!
Così ho iniziato a prendere la macchina (prestata perché' io non l'ho mai avuta)e guidare 100 km ogni giorno per raggiungere il mio "posto di lavoro". Dopo la prima settimana in cui mi sembrava di vivere nei panni Anne Hataway in nel "il diavolo veste Prada" (solo che io indossavo quelli di mia madre perché' i miei erano a Londra), il mio capo mi ha assegnato un progetto in cui ho messo anima e cuore letteralmente, consisteva nello scrivere i profili caratteriali di 6 personaggi ideati da me. Avete presente quando a Jim Carrey in "una settimana da dio" attraversando l'oceano si aprono le acque sulle note di "I've got the power" ecco io mi sentivo così, niente poteva togliermi la gioia di quel momento, essere stata scelta come scrittrice creativa! Poi pero' la realtà' degli adulti ha fatto capolino sulla nuvoletta vicina al paradiso dove ho vissuto per qualche giorno e mi sono ritrovata seduta dalle 9 alle 6:30 dietro una scrivania che raggiungo solo dopo 40 min. di autostrada all'alba di ogni mia mattina; la paura di avere sbagliato, di star perdendo tempo allontanandomi da tutto quello per cui avevo studiato, viaggiato e fatto sacrifici mi ha fatto vivere momenti di panico. Mi sono vista seduta li fra le tante scrivanie, in una strada con decine di altre aziende con altrettante scrivanie, senza niente da fare (il progetto era stato consegnato) fino al prossimo ordine,io dovevo semplicemente andare a lavoro, che durante quei giorni consisteva nel guardare l'orologio ad ogni cambio di minuto. Intanto a Londra le mostre che avevo pianificato di andare a vedere finivano, le mode iniziate quando ho preso l'aereo erano già' passate, e i ristoranti del momento avevano già' chiuso, i blogger che seguivo avevano postato centinaia di articoli che non avevo fatto in tempo a leggere, e io sognando la cucina thai ogni notte mi barcamenavo fra un'occhiata ai minuti che passavano, l'odore del pranzo cucinato alla svelta la mattina presto (altro che le mie gustosissime ed elaboratissime ricette),il senso di colpa nei confronti dei miei cani (nel frattempo scarrozzati in Italia chiusi da soli in 50 mq dalle 8 alle 20, le merendine del distributore automatico aziendale, l'accento marchigiano, la mia vicina di scrivania appena tornata dal Messico,la spia della macchina che segna sempre riserva carburante, i giramenti di testa e il tremore alle gambe per la stanchezza, e il mio maledettissimo atteggiamento remissivo che non riesco a togliermi perché' penso _sono appena uscita dall'università', ho conseguito una laurea all'estero, non aspetteranno altro che un passo falso per dire "chi si crede di essere quella li"_ sentirsi in colpa per essere quello per cui ho fortunatamente avuto la possibilità' di lottare, no, _ma chi me lo ha fatto fare_  questa non e' la mia vita, proprio no. Per di più' non scrivevo nel mio blog da 2 settimane.Mi e' preso il panico! Poi invece e' arrivato tempestivo il motivo per cui ho accettato tutto questo, il mio boss, il quale malgrado la situazione di reticenza generale nei miei confronti, mi ha assegnato un' altro ambiziosissimo progetto tutto per me in cui mi sono tuffata giorno e notte con tutte le scarpe (mie, perché' nel frattempo il mio angelo aveva fatto in modo di farmi riavere tutto il mio guardaroba) e siamo arrivati a stasera. Ho avuto modo di esternare le mie paure e insofferenze e ho avuto la possibilità' di essere libera da orari fissi e ostacolanti scrivanie che uccidono la mia creatività' e il mio naturale ottimismo e, nonostante lavori al progetto dalla mattina fino a notte fonda, riesco a sentirmi più' vicina a me stessa e sono, adesso, anche riuscita a riappropriarmi di questa abitudine di scrivere nel blog che placa le mie ansie e nutre il mio umore. Vivo alla giornata pero', perché' finita questa parentesi del novo "progettino" come lo chiama lui, il mio posto e' dietro la scrivania, nell'azienda a 50 km da casa, nella via delle decine di aziende con dentro tante scrivanie, nell'entroterra marchigiano, dove centinaia di persone passano la maggior parte delle ore della loro vita talvolta guardando l'orologio, contribuendo ad un progetto più' grande, quello di provvedere alle proprie famiglie o quello di inseguire un'ambizione, un sogno che nel mio caso pero' si ferma dietro quella scrivania e ricomincia di fronte a questa interfaccia grafica.


love, Valentina.



























mercoledì, novembre 02, 2011

L'Ironia

"Alzarsi presto ed andare a dormire presto ti fa crescere sano, forte e..morto!"  cit. Santo James
L'Ironia è uno dei segreti della vita, c'è chi come Santo James ne è provvisto naturalmente, c'è chi invece no, e vive male. Oggi voglio ricordarmi di sorridere, di prendere la vita più semplicemente e di scherzarci su. Secondo l'insegnamento del fumettista sopra citato, voglio avere ben presente che le disgrazie possono, con l'ironia, trasformarsi in punti di forza perchè lui, che era cieco da un occhio, è diventato uno degli illustratori più famosi al mondo. Illustra lui che non vede.. Come cantava A.M. isn't it ironic? Attingendo sempre alla mia filosofia attista: e se fossimo noi a prenderci gioco della vita? e se invece di essere vittime del fato lo aggirassimo come cavolo ci pare? il segreto è nel vivere con ironia, è la nostra salvezza, un'arma propria di chi aguzza l'ingegno invece di lasciarsi andare alle lacrime. Imparare dalla vita che è proprio quando fa male che dobbiamo ridere.

Stasera andrò a letto tardi!



love, Valentina.
 
 
Copyright © An Ordinary Valentina
S+V design